Una nostra amica ci scrive:
"Spes non confundit" così recita la bolla papale per il Giubileo dell'anno 2025. Eh sì la speranza non delude, soprattutto per noi cristiani questa dovrebbe essere una virtù cardine dell'esistenza. In tutti gli uomini esiste la speranza come desiderio di bene, di star bene. Tutti noi pensiamo a star bene cercando la soddisfazione dei nostri desideri, ma purtroppo diamo per scontato il nostro stato di salute, rimandando o addirittura negando il pensiero o la realtà della sofferenza, della malattia, della morte, quasi che se non ponendo attenzione ad esse non esistessero.
Ma queste tre condizioni fanno parte della vita umana, ben lo sa chi vive quotidianamente per lavoro o per scelta in un ambito sanitario dove questo desiderio si manifesta prepotentemente. Il confronto con il dolore, la malattia e anche la morte rimandano continuamente all’importanza che assume la vita, al dono inestimabile che costituisce per ciascuno e per gli altri. Noi medici e infermieri in mezzo alle disgrazie di ogni giorno viviamo con la speranza di far star bene tutti gli uomini e le donne che incontriamo sul nostro cammino, speriamo cioè che il nostro operato sia cura, sollievo e conforto.
Ci sono anche quelli che come me non sono “in prima linea, ma lavorano dietro le quinte” per far sì che tutti gli altri professionisti abbiano gli strumenti e le informazioni per trattare al meglio le persone. Il sapere dare un nome a una malattia, la comprensione del dolore che si può provare nel comprendere il proprio stato di salute e la conoscenza dell’evoluzione delle loro vite ci interroga continuamente e ci stimola a lavorare per comprendere meglio i fattori che determinano le patologie o che possono essere di ausilio per lo sviluppo di nuove terapie.
La speranza che mi guida non è il benessere globale perché è utopica, ma di adoperare tutta me stessa affinchè con il piccolo contributo del mio studio e lavoro possano giovarne i professionisti che trattano al meglio i pazienti, poter mettere le mie conoscenze al servizio dell’uomo inteso non come il singolo individuo, ma la specie umana in sé.
(di V.B.)