Miriam è morta dopo 31 anni di coma. Si era sposata da poco, quando la sorte ha stravolto la sua esistenza. Il marito le è stato accanto, fino all’ultimo respiro. E subito abbiamo pensato all’antica formula della promessa matrimoniale che pochi oramai reggono: nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia… Per sempre.
A me è tornato in mente un amico che oggi non è più con noi. Pose un quesito ad alcune centinaia di giovani, 42 anni fa, durante una vacanza: qual è l’amore più bello? E tutti a dare le proprie risposte dal sapore post ‘68. Lui diede la sua: quello che abbraccia e dura tutta la vita. Utopia, pensavamo già allora, giovani scettici. Ma lui c’incalzava. Non siamo padroni della nostra vita. Se ci ritrovassimo sciancati, distrutti, non più giovani, disabili, non vorremmo avere qualcuno al fianco? Il cuore, pur incapace di fedeltà, questo supplica: non lasciarmi morire solo. Sappiamo che con le nostre forze non reggiamo la promessa. E abbiamo deciso di non accusarci di questa incapacità. Eppure avvertiamo, come quell’antico amico, che il cuore della vita, l’Essere, anela a questa fedeltà. E’ una fedeltà che sfiora il paradiso, da supplicare. Sa di miracolo. Non lasciarmi solo, non abbandonarmi. Il marito di Miriam ha mantenuto la promessa. Se non è un eroe inimitabile, vorremmo chiedergli il suo segreto. Perché è il segreto dell’amore. E quindi dell’unica felicità possibile, nonostante la croce.
di Gianni Varani