Questo libro è l’autobiografia del medico giapponese Takashi Paolo Nagai. Il 9 agosto 1945 esplode su Nagasaki la seconda bomba atomica della storia dopo quella di Hirishima. 40.000 persone muoiono quel giorno e altrettante nei giorni a seguire. Takashi scriverà: “Noi dovremmo trasformare la nostra vita in poesia. Dobbiamo scavare sotto la superficie delle cose, cercare la bellezza nascosta che è dappertutto e scoprire la gloria del creato che è intorno a noi. Allora ogni giorno diventerà una poesia. Siamo vivi, siamo vivi e un intero giorno ci attende."
Iniziano così i sei anni migliori e più intensi della sua vita. Quel giorno ha perso la sua amata moglie Midori. Di lei restano solo un mucchietto d’ossa e un rosario fuso ma proprio in quel momento si rende ancora più conto del «il valore della testimonianza della moglie, che aveva sempre vissuto nell’umiltà e nel silenzio il suo sì a “Ciò che non muore mai”. Pur avendo scoperto di aver contratto la leucemia non si allontana dalla valle di Urakami continuando ad aiutare gli altri a prendere in mano la propria vita e facendo ogni giorno “un piccolo bene che ognuno può fare”. La testimonianza di quest’uomo pieno di gioia riesce a stemperare anche l’odio dei giapponesi per gli americani in una fase politica delicatissima. L’imperatore Hirohito lo va a trovare, Papa Pio XII gli manda in visita il cardinale Norman Gilroy ma è soprattutto la gente comune che va lì per trovare la speranza.
Paolo Nagai muore il 1° maggio 1951. Due giorni dopo per il suo funerale si ferma l’intera Nagasaki.