La notorietà, i fan, il successo non sono un baluardo che la malattia non può infrangere. Quando arriva colpisce l’uomo qualunque sia il suo nome. Certo chi è famoso ha più possibilità di dare voce al dolore e alla disperazione e può anche aprire più facilmente spiragli di speranza. Michael Fox quest’anno ha compiuto 62 anni. L’attore di “Ritorno al Futuro” cammina con il Parkinson, o meglio, il Parkinson ostacola il suo cammino da quando aveva 29 anni.
Nel pieno del successo scopre la sua malattia. La sua reazione è stata la negazione totale della realtà. Ai medici che gli comunicavano la diagnosi disse: “Ma sapete con chi state parlando? A me non può prendere”...
“Avevo paura che avrei perso tutto”. Dopo aver tentato di mascherare il più possibile la propria condizione sceglie di affrontare il problema annegando la paura nell’alcool. “Poi mi sono svegliato una mattina e ho visto il viso di Tracy, mia moglie. Mi ha detto: ‘È questo che vuoi?’ Immediatamente ho capito, questo non era ciò che volevo. Così ho smesso di bere nel 92. Ho intuito che se potevo scegliere riguardo al bere, potevo fare delle scelte anche riguardo al Parkinson”. Nasce così l’impegno nella Michael J.Fox Foundation, associazione che contribuisce alla ricerca sul Parkinson e riceve per questo motivo la Laurea Honoris Causa (lui che aveva abbandonato il liceo per fare l’attore!) dal ‘Karolinska Institutet di Stoccolma’, l’istituto che si occupa di assegnare i premi Nobel per la Medicina. “Accettare la malattia – dice- non significa rassegnazione, ma capire che ogni cosa è quello che è e che ci deve essere sempre un modo per passarci in mezzo. Mi vedo come se fossi un fluido che passa attraverso le crepe e le fessure”.
“Mi piace essere vivo. Amo la mia famiglia e il mio lavoro. Mi piace la possibilità di fare le cose. Ecco cosa è la felicità”.