Gli anni di Covid hanno portato dolore e morte e più subdolamente hanno scavato un solco di isolamento tra le persone spingendole a chiudersi in una confort-zone apparentemente sicura, idealmente protettiva. L’altro è diventato, suo malgrado, il possibile nemico. Il filosofo Martin Buber ha scritto: “Il mondo non è comprensibile ma abbracciabile”.
Anche quando non comprendiamo allargare le braccia ci fa arrivare dove la comprensione non arriva. Abbiamo bisogno di “toccare” le nostre ferite e quelle degli altri in una vicinanza non solo ideale ma che diventa gesto, mano tesa, condivisione concreta. il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del dicastero per la Cultura e l’Educazione, nel suo nuovo libro “Amicizia. Un incontro che riempie la vita” dà una lettura splendida dell’abbraccio. “L’abbraccio è una delle espressioni umane più vere di reciprocità.. Qualcuno dice che il nostro corpo ha la forma di un abbraccio. È forse per questo che l’atto di abbracciare è così semplice, anche quando dobbiamo percorrere un lungo cammino.
L’abbraccio comunica la disponibilità a entrare in relazione con gli altri, superando il dualismo, facendo cadere armature e resistenze, manifestando un cedimento, anche solo per qualche istante, nella difesa dello spazio individuale. Quando gli abbracci si allacciano, incorporiamo e siamo incorporati nel cuore l’uno dell’altro, come se nel cuore dell’amico noi avessimo un nido o una patria. In questo abbandono consenziente si esprimono certezze che ci sono estremamente care: reciprocità, gioia, tenerezza, presenza, l’incontrarsi e il ritrovarsi, la comunione… Per questo l’abbraccio non è solo un legame, una pausa in cui il respiro riposa: è anche un trampolino che ci proietta là dove, senza la fiducia e l’ispirazione di quanti ci amano, non sapremmo arrivare… Con la sua vita e la sua morte, Gesù di Nazaret è sceso ad abbracciare tutti i nostri silenzi, anche quelli abissali, anche quelli remoti, per ridire la vita come possibilità di salvezza…. In verità, non c’è niente e nessuno che Gesù non abbia abbracciato o sia disposto ad abbracciare. L’amicizia di Gesù ci ricorda che Dio mette una virgola dove noi credevamo possibile solo un punto finale.”