Ci sono "due fenomeni opposti e ugualmente pericolosi che si vanno diffondendo: da un lato, la ricerca della salute a tutti i costi, l'utopia dell'eliminazione della malattia, rimuovendo l'esperienza quotidiana della vulnerabilità e del limite; dall'altro, l'abbandono di chi è più debole e fragile, in alcuni casi con la proposta della morte come unica via". Lo ha denunciato Papa Francesco in un incontro con medici specialisti.
"Ma una medicina che rinuncia alla cura e si trincera dietro procedure disumanizzate e disumanizzanti non è più l'arte del curare", ha sottolineato il Pontefice. La persona malata va invece "accostata” - ha precisato Francesco - con l'atteggiamento del buon samaritano, che non si volta dall'altra parte, ma si china sull'uomo ferito e lenisce la sua sofferenza, senza farsi domande, senza lasciarsi chiudere il cuore e la mente da pregiudizi, senza pensare al suo tornaconto. Questa parabola evangelica vi aiuterà a guardare sempre i volti dei pazienti, piccoli e grandi: a dare loro accoglienza e speranza, ad ascoltare le loro storie, a sostenerli quando il cammino si fa più arduo. La parola-chiave è compassione, che non è compatimento, no, compassione, è un con-patire. E' uno strumento diagnostico insostituibile!".
"Del resto, Gesù è il medico per eccellenza, non è vero?", ha aggiunto il Papa che poi a braccio ha ricordato i tre "tratti di Dio che ci aiutano sempre ad andare avanti: la vicinanza, la compassione e la tenerezza. “A me piace pensare che tutti noi curatori della salute - noi, curatori della salute spirituale, voi, della salute fisica e anche psichica e spirituale in parte - dobbiamo avere questi tre atteggiamenti: vicinanza, compassione e tenerezza. E questo aiuta tanto, questo costruisce la società.
Vi auguro questo: che siate vicini, compassionevoli e teneri".