Il dolore , la speranza, il pregiudizio e l’amore per gli altri albergano nell’animo umano in ogni epoca. Cambia lo scenario nel quale l’individuo si muove, cambiano le parole che si usano per indicare ciò che accade e come noi reagiamo agli eventi ma il cuore, quello non cambia. Questa storia tristemente splendida e piena di speranza narra di Letizia, una bambina con un cromosoma in più, nata “nel giardino dei bambini incompleti”.
Racconta del padre Nevio, alcoolista ed irresponsabile, della madre Valentina che il dolore per questa figlia diversa porta a rinunciare alla propria vita e di due splendidi nonni, Primo e Nora. Primo giganteggia non solo perché realmente grande e grosso. Lui, con un passato da pugile e una smisurata passione per tutti gli avvenimenti pugilistici ha da subito una tenera, serena accettazione di questa nuova vita. “Il nonno pugilista prese tra le mani enormi la bambina..scostò con un dito la copertina che l’avvolgeva per vedere meglio il viso. “A me- disse- sembra la più bella di tutte”.
Fa da sfondo alla storia la città di Trieste, l’Istria e il dramma dell’esodo che Primo ha sofferto in prima persona ma anche le tante storie di combattimenti tra pugili poco conosciuti che hanno lottato spesso a riflettori spenti, storie che il nonno racconta alla nipotina per farla addormentare. Primo e Nora devono affrontare pregiudizi, luoghi comuni inespugnabili sulla diversità della piccola Letizia e meschinità di ogni genere ma incontrano anche persone di buon cuore che rendono, per quanto possibile, più lieve il loro cammino. Il messaggio fondamentale del libro, come ha commentato l’autore sta proprio nelle parole che nonno Primo dice alla nipotina: “Non importa perdere, piccola. Si può perdere anche tutta la vita. Capita. Importa come si perde. Come”