C’erano una volta i signori Bianchi. Il marito, ragioniere in una banca e sua moglie Rosa. Erano sposati da qualche tempo e avevano un bambino di nome Tino. Al suo terzo compleanno cominciarono a manifestarsi i primi sintomi di una malattia piuttosto strana. Un giorno, di ritorno dal supermercato, la signora Rosa trovò Tino accoccolato sul divano che giocava con un cavallo di gomma. “Oh, mamma mia!” esclamò. Tino le sembrava più piccolo.

Lo prese subito in braccio, controllò peso e altezza…meno male, Tino era lo stesso di sempre. Un altro giorno il signore e la signora Bianchi avevano lasciato per un attimo Tino solo in salotto. Quando tornarono lanciarono un urlo. Tino si era rimpicciolito! Appena lo presero in braccio Tino tornò quello di sempre. E così decisero di portarlo dal dottore. Il dottore lo visitò ma non trovò nulla di strano. Poi gli venne un’idea.

Lasciò Tino solo nella stanza per qualche minuto e, incredibile a dirsi, Tino era diventato piccolissimo! Appena il dottore tornò con i genitori e Tino vide il babbo e la mamma, tornò quello di prima. “Ho capito!” esclamò il dottore. “E’ grave?” incalzarono i genitori. “Calma signori, non c’è bisogno di allarmarsi, questo bambino ha bisogno di non restare mai solo. Quando rimane solo diventa piccolo. Ha bisogno della compagnia degli altri. Genitori, amici, compagni di giochi.
“E sarà sempre così, anche da grande?” “Questo si vedrà”.

Tino continuò a crescere e diventò un bambino socievole e curioso. Un giorno accadde un fatto strano. Tino, che non sapeva proprio tenere la bocca chiusa e aveva cominciato a domandare i perché di ogni cosa, aveva chiesto al suo papà quando e come sarebbe arrivato il suo fratellino. Il signor Bianchi, colto di sorpresa, gli rispose che era troppo piccolo per sapere certe cose e che avrebbe dovuto chiedere alla mamma. Tino si rimpicciolì improvvisamente. In preda al panico il signor Bianchi chiamò sua moglie, le spiegò cos’era accaduto e lei prendendo tra le braccia il piccolo Tino cercò le parole giuste per spiegare la faccenda. Tino tornò alle dimensioni normali.

Un’altra volta, a scuola, Tino chiese alla maestra perché i nonni muoiono. La maestra gli rispose che non era il momento di fare certe domande e Tino diventò improvvisamente piccolo piccolo. La maestra trasecolò. Bisognò chiamare il direttore, don Piero, il papà e la mamma di Tino perché trovassero insieme le parole giuste per dare una spiegazione al bambino. E Tino tornò normale. I genitori portarono nuovamente Tino dal dottore: “Dottore, dottore, Tino non è guarito, anzi è peggiorato! Rimpicciolisce improvvisamente!”

E raccontarono al dottore tutti gli episodi. “Calma, signori, calma. Questo bambino non è malato. Ha solo bisogno di essere ascoltato. Quando qualcuno non gli risponde o fa finta di non aver sentito la sua domanda, diventa piccolo. “E sarà sempre così?” “Si vedrà”.

Tino continuò a crescere. Continuò a fare domande, ed ebbe la fortuna di avere intorno adulti che avevano imparato ad ascoltare e a cercare insieme le risposte. Diventò grande e decise di fare il maestro.

(racconto liberamente ispirato ad una fiaba di Gianni Rodari)

di Maria Pia e i giovani dell’Officina delle Idee

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