Si chiama Elisa. La guardi negli occhi e ti par di averla già vista in un dipinto del Beato Angelico. Anche mamma Anna ti par d’averla già vista, forse in un film... Elisa è in sedia a rotelle. La mandibola e le braccia si muovono a velocità supersonica, ma papà Fabrizio-homo-faber, quando ha scoperto che Elisa allora bambina controllava solo un ginocchio ha inventato un marchingegno grazie al quale la figlia potesse comunicare attraverso questo ginocchio. Elisa si è da poco laureata in lingue e traduce testi dal russo. Mi viene in mente Ermanno, colui che giusto mille anni fa scrisse la “Salve Regina”.
Sabato sera per la festa finale è arrivata da Cremona l’orchestra di fiati “CRescendo” diretta da Giovanni Grandi, tutta composta da ragazzi. Musica travolgente: mi è venuto il torcicollo per guardare come due metri più in là Elisa ballava da seduta, sprizzando gioia da tutti i pori.
Achi mi chiede cosa ho visto nei tre giorni passati a Calambrone di Pisa alla vacanza dei Quadratini (amici che si aiutano nel duro cammino della malattia N.D.R.), racconto fatti come questo e decine di altri simili. Mai visti tanti problemi gravi di salute tutti insieme, e mai vista tanta LETIZIA.
Com’è possibile?
Guardandoci in faccia l’un l’altro abbiamo la fortuna di tenere la coda dell’occhio su ciò che insuperabilmente dice l’amico Forese Donati a Dante (Purg XXIII 72-75):
“girando, si rinfresca nostra pena:
io dico pena, e dovria dir SOLLAZZO,
Perché? Può mai la pena essere sinonimo di “sollazzo”, cioè di gustoso sollievo?
Sì, se “ci mena [ci conduce] quella voglia
che menò Cristo LIETO a dire ’Elì’,
quando ne liberò con la sua vena".
Salì in croce e disse “Elì”, Dio mio, Padre mio… quando ci liberò facendosi svenare”.
Salì in croce LIETO: una roba dell’altro mondo, che ho avuto il dono di toccare con mano in questi tre giorni in questo mondo. Vedere per credere.
(Dal post di facebook di Roberto Filippetti)