In un’altra parte del mondo, a Nairobi, ti puoi imbattere in un anonimo cancello. Se ne varchi il limite ti trovi in un piccolo giardino vecchio stile, arredato con mobili riciclati e sgargiante di fiori. E’ insolitamente silenzioso ma accogliente. Al Pallet Cafè ti puoi sedere e ordinare quello che vuoi, senza parlare.

Se vuoi una bottiglia di acqua fredda basta mimare semplicemente dei brividi. Se vuoi un uovo sodo fai il gesto del pugno chiuso e se lo vuoi alla coque basta muovere leggermente le dita. Tutte le scelte sono ben specificate sul menù e camerieri solerti approvano la tua scelta alzando il pollice in su. Sono gentili e attenti e sulla t-shirt nera che indossano portano la scritta “I am deaf” (Io sono sordo).

Nei paesi africani la disabilità uditiva è una condizione che pone le persone ancora ai margini della società e il Pallet Cafè è un luogo alternativo dove attraverso la socialità si fa cultura combattendo le discriminazioni. Edward Kamande accoglie i clienti. Ventiquattro anni, è nato con un parziale deficit ad un solo orecchio. Il precedente lavoro come muratore in un cantiere di Nairobi tra la polvere e il fango ha compromesso del tutto il suo udito Feisal Hussein, il fondatore del locale, ricco imprenditore e ex operatore umanitario gli ha offerto una possibilità di riscatto in un comune bar “senza etichetta” per disabili, dove si supporta la comunità sorda del quartiere.

Più dei tre quarti dei dipendenti sono persone con deficit uditivo. “Nonostante la discriminazione sia vietata dalla nostra Costituzione, nel mio Paese ci sono tantissimi disabili ai quali non viene data nessuna possibilità di lavorare – denuncia Edward –. Il problema è grave in particolare per le persone sordomute, a causa delle loro difficoltà di comunicazione. Gli oltre 600 mila sordi del Kenya continuano a lottare contro i pregiudizi e non hanno neppure accesso all’assistenza sanitaria e professionale né tantomeno all’istruzione di base”.

Il Pallet Cafè è un simbolo di riscatto e coraggio, una goccia di “caffè” per riscaldare e far ricominciare a battere il cuore di tanti.

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