La solidarieta’ non conosce stagioni, ma certo l’inverno e l’avvicinarsi del Natale ne riaccendono la fiamma. E allora cosa non c’è di meglio che utilizzare il bellissimo biglietto di auguri del nostro amico e pittore Franco Vignazia per raggiungere gli amici con il nostro abbraccio o la mitica Agendina del Club dall’intenso verde speranza per non dimenticare gli eventi importanti della vita.. E nell’attesa che arrivi la primavera “piantare” la magica matita che farà sbocciare un fiore, speranza di un nuovo inizio.
Ci sono "due fenomeni opposti e ugualmente pericolosi che si vanno diffondendo: da un lato, la ricerca della salute a tutti i costi, l'utopia dell'eliminazione della malattia, rimuovendo l'esperienza quotidiana della vulnerabilità e del limite; dall'altro, l'abbandono di chi è più debole e fragile, in alcuni casi con la proposta della morte come unica via". Lo ha denunciato Papa Francesco in un incontro con medici specialisti.
"Ma una medicina che rinuncia alla cura e si trincera dietro procedure disumanizzate e disumanizzanti non è più l'arte del curare", ha sottolineato il Pontefice. La persona malata va invece "accostata” - ha precisato Francesco - con l'atteggiamento del buon samaritano, che non si volta dall'altra parte, ma si china sull'uomo ferito e lenisce la sua sofferenza, senza farsi domande, senza lasciarsi chiudere il cuore e la mente da pregiudizi, senza pensare al suo tornaconto. Questa parabola evangelica vi aiuterà a guardare sempre i volti dei pazienti, piccoli e grandi: a dare loro accoglienza e speranza, ad ascoltare le loro storie, a sostenerli quando il cammino si fa più arduo. La parola-chiave è compassione, che non è compatimento, no, compassione, è un con-patire. E' uno strumento diagnostico insostituibile!".
"Del resto, Gesù è il medico per eccellenza, non è vero?", ha aggiunto il Papa che poi a braccio ha ricordato i tre "tratti di Dio che ci aiutano sempre ad andare avanti: la vicinanza, la compassione e la tenerezza. “A me piace pensare che tutti noi curatori della salute - noi, curatori della salute spirituale, voi, della salute fisica e anche psichica e spirituale in parte - dobbiamo avere questi tre atteggiamenti: vicinanza, compassione e tenerezza. E questo aiuta tanto, questo costruisce la società.
Vi auguro questo: che siate vicini, compassionevoli e teneri".
Queste sono le parole di Matteo Betti campione paralimpico di scherma soprannominato il “senatore delle Paralimpiadi”. Nella sua vita di schermitore di medaglie ne ha vinte tante ma quella più importante la vince ogni giorno nel suo impegno a 360 gradi a fianco del mondo della disabilità, sportiva e non. Nel 1985 al momento della nascita un’emorragia cerebrale gli causa un’emiparesi destra.
A 6 anni per la prima volta mette il piede su di una pedana. Lo sport che all’inizio è solo un trattamento riabilitativo si rivela ben presto la sua grande passione. Ha passato trent’anni della sua vita tra colpi di spada e di fioretto con impegno e tenacia, le stesse qualità che cerca di trasmettere con la sua presenza nelle scuole incoraggiando i giovani diversamente abili ad uscire di casa per andare ad allenarsi. In questi incontri Matteo parla pochissimo di lui, presenta invece tutti gli sport che i ragazzi conoscono, in versione paralimpica.“Funziona benissimo il nuoto – racconta – poi il c’è il calcio per non vedenti, lo sci che cattura sempre tanta attenzione per le velocità impossibili che vengono raggiunte, l’atletica leggera e, ovviamente, la scherma”.
Un anno fa ha pubblicato un libro “Un tiro mancino. Matteo Betti. Storia del campione di scherma paralimpica” scritto dalla giornalista Giovanna Romano per raccontare la storia di uno sportivo di successo e raccogliere fondi da investire a favore delle società paralimpiche senesi ma soprattutto per ricordare – come dice Matteo- che “La disabilità non è, e non può essere, la caratteristica principale con cui viene giudicata una persona. Certo importantissimo è il sostegno famigliare. Come professionisti siamo vincolati a trasferte e ritmi che sono difficili da affrontare e senza il sostegno della famiglia sarebbe quasi impossibile”.
L’obiettivo principale, adesso, è Parigi 2024 e tutta la sua famiglia tifa per lui.